il terzo libro di Carletto Genovese

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Quanto disordine nella “zona grigia”

14 Ottobre 2009 di admin Lascia un commento

L’articolo di Barbara Saverio sul Mag, mensile de La Provincia di Como.

Vite narrate nel momento in cui finiscono sul tavolo degli espianti. E’ “Disordo rerum”, indagine narrativa sulla fragilità del destino, firmata da un giovane medico comasco

Otto racconti fra la vita e la morte, in quella zona grigia dell’esistenza dove trova ragione di essere la medicina. Carletto Genovese, medico e scrittore comasco, torna a raccontarci squarci d’esistenza dal suo punto di vista, spesso collocato laddove vita e non vita quasi coincidono. “Disordo rerum” (Albatros Il Filo, 104 pp, 13,50 euro) è una raccolta di racconti, alcuni dei quali già pubblicati e premiati, che non hanno un filo narrativo convenzionale ma fotografano un attimo, sempre nel momento in cui si compie un destino. Un destino che soggiace all’entropia connaturata alla natura, contro la quale poco o nulla può fare l’uomo con la sua ansia ordinatrice, o con la sua scienza che pretende di spiegare tutto e da tutto vuole dedurre regole. Genovese, al contrario, pare diffidare di tutto quello che sa di assoluto, dalla scienza appunto, ed è davvero strano per un medico – alla religione: “Non credo nella speranza e nel riscatto. Credo nel “dis-ordo”. E’ una visione totalmente anticristiana”, scrive nel prologo. I personaggi di Genovese, come fa notare in prefazione Giovanni Lombardo Radice, “restano impressi, addirittura se non li conosciamo mai da vivi, ma solo da morti”, come nella descrizione devastante dell’espianto d’organi sul corpo di un giovane morto in un incidente stradale. Un’esistenza interrotta da un evento imprevedibile e inevitabile, disordinato, una morte (una vita?) che viene tuttavia deviata dal suo corso naturale ed è manovrata chirurgicamente fino all’esito stabilito. Non è tanto in discussione la leicità morale dell’espianto: lo sguardo del medico si posa con infinità pietà su quell’involucro violentato, e lo scrittore raccoglie e dà voce al lascito di ricordi, di speranze, di passioni che rischia di finire in un contenitore per i rifiuti speciali insieme con le spoglie di un corpo svuotato.

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Presentazione ufficiale libro

11 Ottobre 2009 di admin Lascia un commento

Vi invito tutti quanti a Roma presso la Libreria Il Filo, in Via Basento 52/e il giorno 22 ottobre alle ore 17.30 per la presentazione ufficiale del mio libro DISORDO RERUM. Lo so è un po’ lontana ma vi prometto che la farò anche dalle parti di Como.

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Prologo

20 Luglio 2009 di admin Lascia un commento

La parola disordo, in medicina, denota una patologia, un disturbo.
Ha una valenza negativa che si riflette sulla buona salute
di una persona.
Tuttavia, questa connotazione la possiamo ritrovare anche in natura. Per quanto perfettibile essa sia, è pur sempre limitata.
Tutto tende all’entropia, al caos. L’energia si dissipa e si trasforma in calore disperdendosi nell’aria.
Soltanto con uno sforzo di volontà possiamo riportare le cose allo status quo ante. Se lanciamo a terra delle biglie non si disporranno mai secondo uno schema preciso, se lasciamo che una palla rimbalzi a terra, poco dopo giacerà inerte. È necessario
un plus, una decisione convinta perché la palla possa continuare a rimbalzare o le biglie si strutturino in un disegno geometrico.
Il disordo è insito nella natura. Potremo intervenire su di essa per cambiarla, mossi dal desiderio che le cose vadano secondo
la nostra volontà.
Dobbiamo arrenderci, però, alla fine. Il disordo diventa irreversibile,
non si piega alla nostra precisa intenzione. Si può anche chiamare morte, disperazione: è consapevolezza di non aver più il potere di mettere ogni cosa a posto.
Varcato il limite, oltre il quale la nostra volontà è sostanzialmente
inutile, non ci resta altro che prendere coscienza di questa debolezza.
La morte mi fa paura: quella che ti sorprende con il volto innocente
di un bambino, di una vecchietta che sgrana gli occhi e ti stringe più forte che può il braccio, del giovane che gronda sangue sull’asfalto.
La sofferenza non è solamente dolore. Potrai mille volte combattere la tua guerra personale ma tutto, poi, ricade in questo stato ovattato che permea l’anima.
Non credo nella speranza e nel riscatto. Credo nel dis-ordo. È una visione totalmente anticristiana la mia ma parte dalla con14
vinzione che la natura è disordinata. L’entropia avrà la meglio sulla avvolgente entalpia.
Non esiste la distinzione tra res cogitans e res cogitata di cartesiana
memoria. Lo spirito della natura è autonomo, decide da solo il proprio stato simile a uno sbuffo di vento che ti accarezza.
La mia morte, la morte di ciascuno di noi, si concretizza nel vuoto, nella pazzia, nella assenza di un potenziale elettrico. La vita si appiattisce nel disordo e ne segue l’evoluzione storica del tempo.

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Quarta di copertina

20 Luglio 2009 di admin Lascia un commento

Con abile sapienza Carletto Genovese ci regala otto racconti diversi che si focalizzano su attimi particolari vissuti dai protagonisti. Né un prima, né un dopo caratterizzerà le storie, ma intensità e forti emozioni accompagneranno il lettore all’interno di un viaggio che toccherà vita, morte e quotidianità.

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Citazione

18 Luglio 2009 di admin Lascia un commento

The pain of war cannot exceed the woe of afermath

(Led Zeppelin, The battle of evermore)

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Dedica

18 Luglio 2009 di admin Lascia un commento

A Tiziana, che mi ha seguito su fino a North Pole, Ak, Usa.

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Il vuoto tra le mani

17 Luglio 2009 di admin Lascia un commento

Il racconto è il primo della raccolta

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In mezzo all’oasi

17 Luglio 2009 di admin Lascia un commento

E’ il secondo racconto inserito nel libro. E’ stato inviato a diversi concorsi.

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Guglielmo

17 Luglio 2009 di admin Lascia un commento

È arrivato all’ottavo posto della XXXVIII edizione del Premio “M. Yourcenar” 2008, Club degli Autori, Melegnano (MI).

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Una scatola vuota

17 Luglio 2009 di admin Lascia un commento

Ha vinto il primo premio della XXI edizione del “Concorso Letterario in memoria a C. Finzi 2007”, Comune di Merate, Merate (LC).
Motivazione: Il corpo morto è avvolto da un lenzuolo bianco. Così incomincia il racconto dell’espianto, dello svuotamento dal corpo di un ragazzo di 17 anni vittima di un incidente stradale. Tre équipe di specialisti sono pronti all’esecuzione, un’atmosfera da sala operatoria descritta con allucinante verismo. Il narratore è uno degli specialisti sensibili e molto umano, che immagina un continuo colloquio con il ragazzo e ne raffigura la breve vita, le speranze e i sogni. Racconto che impressiona per la cruda e inesorabile esecuzione con ogni particolare dell’espianto come se agli strumenti si illustrasse l’evento fino all’estrema conclusione: una scatola vuota. Un rigoroso esempio di letteratura scientifica.

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